THE LEGACY
L’eredità di André Laug è costituita da ciò che, negli anni Sessanta, ha reso la Maison unica: Laug ha lasciato un copione perfetto a un’équipe decisamente all’altezza del proprio compito. Il famoso stile preciso, inappuntabile, equilibrato nelle proporzioni, prezioso nella tecnica e nei tessuti, rivive ogni stagione attualizzato con delicatezza e glamour contemporaneo. La donna di André Laug continua a distinguersi per la sua femminilità ed eleganza, valorizzate con gusto grafico unico.
1931, André Laug
André Laug nasce il 29 dicembre a Gravelines, piccola città francese sul Mare del Nord, tra Dunkerque e Calais, da una famiglia borghese. Scopre la vocazione per la moda a quindici anni. Fedele al taglio rigoroso e alla linea che disegna in modo netto le spalle e il punto vita, Laug può essere definito oggi l'inventore del vestito-tipo nel senso storico del termine.
1958, i primi anni a parigi
A ventisette anni, Laug decide di tentare l'avventura della moda a Parigi, e lì si trasferisce, incoraggiato dall'amico giornalista Lucien François. A Parigi incomincia a realizzare i suoi primi disegni come stilista, presso la casa di moda Raphaël, sartoria specializzata nella lavorazione dei tailleurs che aveva sede in un immobile in Avenue Georges V dove, l'anno dopo, al posto di Raphaël si stabilì Givenchy. Il talento di Laug si impone soprattutto sui tailleurs lineari, che lo renderanno celebre. Da Raphaël, lo stilista francese impara tutta l'organizzazione di una casa di Alta Moda.
1960, Gli Anni di Nina Ricci
Dopo due anni e mezzo, Laug lascia Raphaël per Nina Ricci, dove collabora con Jules-François Crahay (poi designer di Lanvin dal 1964 al 1984), per la prima collezione Primavera/Estate "Mademoiselle Ricci" del 1961, concepita appositamente per gli Stati Uniti.
Archivio ©André Laug
1962, Collaborazione con Philippe Venet e andré courrèges
Dopo alcune incomprensioni con Crahay, André Laug lascia Nina Ricci, soddisfatto, tuttavia, di essersi impadronito della competenza che più conta nella moda: la sensibilità conoscitiva dei tessuti. Per un anno collabora con Philippe Venet (master tailor di Givenchy), che poi lo presenta a Courrèges, già considerato l' “architetto” della moda francese negli anni in cui Oltralpe si forgia una nuova cultura del vestito, largamente ispirata al modello anglosassone. Da André Courrèges, suo maestro prediletto assieme a Coco Chanel, apprende il concetto moderno della moda, il rigore delle forme semplici e lineari con le quali poi si imporrà negli anni a seguire.
Foto ©André Carrara
1963, The move to Rome
On December 2nd, Laug moved to Rome to work as a designer for Maria Antonelli fashion house. He remained there for five years, designing nine collections of haute couture and six collections of prêt-à-porter.
Photo © André Laug
1968, birth of the André Laug label
His greatest dream was finally realized: Laug launched his eponymous label, designing a collection of prêt-à-porter to show in Florence (Pitti) and Paris. The Chamber of Fashion in Rome offered Laug a time in the runway schedule, albeit not at the most optimal time: 8.15am in the morning on July 20. Despite his off-prime show schedule, the hall was packed and his first F/W collection of haute couture was a roaring success. In light of the occasion, and thanks to the contribution from Susy Gandini (owner of the fabric house and well known in France as "une femme italienne très parisienne"), Laug inaugurated his atelier in Piazza di Spagna. This date ushered in the designer’s official entry into the world of Italian fashion, noted for his particular ability to exalt the female form in a proportional, sophisticated, and structured way. Success continued in subsequent collections of prêt-à-porter and haute couture: the world fell in love with the “Parisian from Rome”. In September, Vogue dedicated a spread to him.
Photo by Tony Kent, © Vogue-Condé Nast
1969, l'ispirazione americana
Già dalla prima linea couture dell'anno, nascono importanti accordi con i più noti compratori stranieri, tra cui Elizabeth Arden, Bergdorf Goodman e Saks Fifth Avenue: André Laug è presente in tutte le più importanti boutiques d'Europa. Martha Phillips, la grande buyer americana, lo introduce negli Stati Uniti. Laug diventa uno degli stilisti di riferimento di Audrey Hepburn – alla quale dedica una delle linee del prêt-à-porter, la “Audrey” - e di tantissime attrici e socialite internazionali che affollano il suo atelier. Le indossatrici più famose sfilano per lui: il designer anticipa di un decennio il fenomeno di starification* delle top model.
Foto Bob Kriegert
1970, laug on vogue uSA
Vogue America e tutti i più importanti giornali del mondo dedicano le copertine ad André Laug. Dopo i suoi celebri tailleurs, lo stilista lancia le blouses, camicie femminili e leggere, che spuntano con grazia dai colli delle giacche, e sono vendute in America a 2.500 dollari. “Gli abiti delle donne – osservava – si notano soprattutto quando sono sedute a tavola”. Ed è per questo che Laug concentra la sua attenzione su colli, maniche e scollature. Procedendo come sempre in controtendenza: nell'anno delle contestazioni contro la guerra in Vietnam, nell'anno in cui viene approvata la legge che introduce il divorzio e la donna è immaginata da tutti gli stilisti con sobrietà, praticità e rigore geometrico, il designer cerca invece la morbidezza, sia pure asciutta. Lo rappresenta al meglio Ira Fürstenberg, che posa per lui su Vogue di luglio.
Foto Elisabetta Catalano © Vogue-Condé Nast
1971, la nuova linea "andré laug bis
Rigore ma anche trasgressione nelle collezioni Primavera/Estate e Autunno/Inverno di Alta Moda. E per il prêt-à-porter di “André Laug Bis”, il designer inventa gli shorts bordati di range, indossati su Vogue di aprile da Paola Punturieri, sorella di Marina Ripa di Meana.
A sinistra Foto by Gianni Turillazzi, ©Vogue-Condé Nast - A Destra Foto © André Laug
1971, I tessuti di André Laug
Il designer ha intrapreso un viaggio creativo per realizzare una sua esclusiva linea di tessuti Laug, impiegati poi unicamente nelle sue collezioni di alta moda, garantendo che ogni pezzo fosse no solo unico, ma anche il riflesso del suo stile distintivo. Questo approccio innovativo ha raccolto consensi unanimi e ha distinto il suo lavoro nel mondo della moda, conferendogli un posto d'onore tra i creativi più apprezzati e originali nel panorama fashion internazionale. Un percorso di pura creatività e visione artistica che ha riscritto le regole del haute couture, celebrando l'esclusività e l'unicità come vere essenze dello stile.
1972, Dopo la blusa, il fiocco
Dopo la blusa, il fiocco: André Laug lo lancia nelle collezioni del 1972, è il simbolo del suo nuovo linguaggio, stilizzato e ultra femminile allo stesso tempo, e serve ad addolcire la linea dei completi pantalone. Al designer, che ormai trionfa sulle passerelle di tutto il mondo, Vogue dedica un lungo servizio fotografico firmato da Oliviero Toscani nel numero di settembre.
Foto Sinistra di Oliviero Toscani, ©Vogue-Condé Nast - Foto Destra © André Laug
1972, Abiti da Sposa & Acconciature Romantiche
E' l'anno della robe de mariée: l'abito da sposa Laug è originale e prezioso. Le acconciature soon romantiche. Lo stylist Olivier crea, d'accordo con André Laug, delle reti di raffia per raccogliere I capelli in un pesante volume che scende sulle spalle, e le declina anche in strass, stelle o perline.
Foto © André Laug
1973, laug diventa lo stilista preferito delle socialite internazionali
André Laug diventa lo stilista preferito delle socialite nazionali ed internazionali. Tra le sue clienti in questi anni ci sono Audrey Hepburn, le First Ladies americane Jackie Kennedy e Barbara Bush, Lee Radziwill, Diana Ross, Kathy Hilton, l'imprenditrice Estée Lauder, Carroll Baker, Ira Furstenberg, Mia d'Acquarone et de Riencourt, Anna e Alice Bulgari, Margareth Trudeau, Helietta Caracciolo, Mrs. Campbell (proprietaria dell'omonimo brand americano), Rossella Falck, Paulette Goddard, Capucine e tante altre.
Dalle sfilate la donna Laug esce con una femminilità al più alto livello, sofisticata e lussuosa: “Tutto il contrario di come si veste la maggior parte delle donne per la strada – ammonisce il designer sulle pagine di Vogue - Il fatto che devono muoversi, lavorare, che hanno fretta, non è una giustificazione valida per il loro modo trasandato di vestire. La trascuratezza è solo un paravento per la pigrizia fisica e morale”.
Foto Dall'account Tumblr “The fashion of Audrey”
1974, laug e l'eleganza ispirata alla russia degli zar
Le collezioni del 1974 sono ispirate alla Russia degli Zar. Ricchezza e sobrietà restano le chiavi del successo dello stilista, che crea abiti semplici che esaltano la personalità di chi li indossa. Come dimostra il servizio dedicato al “parigino di Roma” - sempre più richiesto dalle nobildonne capitoline - su Vogue di dicembre. “Ogni volta che a New York indosso un abito scelto a Roma da Laug, sono sommersa da un fiume di complimenti”, testimonia Anna Bulgari.
A sinistra Foto di Elisabetta Catalano © Vogue-Condé Nast - A Destra Foto di Adolfo Tomeucci © Vogue-Condé Nast
1975, Lo Smoking Rivoluzionato
E' l'anno dei cambiamenti: in Italia si fa strada il compromesso storico, dall'Inghilterra arrivano le nuove tendenze punk. La moda replica con abiti più aggressivi. Cos'è la femminilità nel 1975? “Un profumo che dopo i primi toni languidi e dolci si sta arricchendo di note sempre più dinamiche, pungenti, vagamente maschili” – racconta Vogue sul numero di settembre. E Laug risponde alla sfida realizzando lo smoking. “Ora che si sta celebrando l'anno della donna – annuncia - io voglio sottolineare questo profumo della femminilità moderna: contraddittorio, sottile e tanto più provocante di ieri”. Vogue gli dedica il servizio di apertura sul numero di settembre, firmato dal celebre fotografo britannico David Bailey la cui moglie, l'indossatrice Marie Helvin, poserà per Laug.
Foto di David Bailey, ©Vogue-Condé Nast
1976, La Storica mostra Da Rizzoli, New York
A New York, nella Libreria Rizzoli in Fifth Avenue, Roberto Polo e Diana Vreeland, storica direttrice di Vogue America, organizzano una mostra di “moda creativa”. Aderiscono i fashion designers e gli artisti invitati da tutto il mondo, con opere realizzate o scelte in esclusiva per la mostra. A rappresentare l'Italia soltanto Pino Lancetti, Valentino e André Laug, che a luglio presenta le collezioni 1976 di “alta moda pronta” (prêt-à-couture realizzato a mano ma su taglia) in un set allestito da Vogue accanto ad opere di Michelangelo Pistoletto (il servizio è di Norman Parkinson). E continua sulla strada della semplicità dandy imboccata la stagione precedente, per addolcire quella che il designer chiama “une certaine femme”, alludendo ai personaggi di Françoise Sagan. Senza rinunciare a destrutturare la “perfetta bellezza mediterranea” di Ornella Muti, che su Vogue di dicembre indossa un abito lungo in seta e taffetà realizzato per lei dal designer francese.
In Alto a sinistra Foto di Norman Parkinson © Vogue-Condé Nast - Altre Foto di David Bailey © Vogue-Condé Nast
1977, la moda di laug nei turbolenti anni settanta
Sono passati soltanto due anni dal lancio dello smoking al femminile e da una certa ispirazione della moda al taglio maschile. Ma il mondo e l'Italia sono cambiati e, di fronte all'inasprirsi dei conflitti sociali (è tra il 1977 e il 1980 che le Brigate Rosse intensificano gli atti terroristici colpendo magistrati, giornalisti e imprenditori), la moda reagisce con una volupté romantica che addolcisce tutte le line. Senza mai abbandonare la silhouette nitida e rigorosa su cui ha definito il proprio successor, André Laug ingentilisce il suo stile proponendo per la Primavera/Estate 1977 classici di lusso più morbidi e anche più colorati.
Foto © André Laug
1978, L’Anno di Marabou Glamour
La novità della stagione è il marabù, usato da André Laug per dare un tocco di glamour alla sua collezione, ribattezzata “Chic Look”. Una collezione che contamina anche gli abiti realizzati dal designer per il film italo-francese Il Vizietto (“La cage aux folles”), ideati dal costumista Piero Tosi, che si aggiudica la nomination agli Oscar nel 1980. Lo stilista vola in America per presentare le collezioni alla sempre affezionata clientela Americana.
A sinistra © Vogue-Condé Nast - Al Centro © André Laug - A Destra Foto di @EnricoQuinto da Instagram
1978, André Laug celebra il suo Decimo Anniversario
André Laug celebra i suoi dieci anni di attività in Italia con un elegantissimo party a Milano cui accorrono moltissimi compratori americani e la stampa internazionale. L'azienda è cresciuta e conta in questi anni oltre cento dipendenti a tempo indeterminato, che di Laug ricordano la correttezza e la generosità nella distribuzione dei carichi di lavoro, il rispetto rigoroso degli orari di servizio e delle mansioni individuali, in tempi in cui il lavoro non era ancora rigidamente regolamentato.
A Sinistra © Vogue-Condé Nast - A Destra © André Laug
1979, Preludio all’Eleganza
E' l'anno della grande rivincita di Laug, campione delle linee costruite e dandy.Dalle nuove sfilate di Roma, tutte all'insegna della silhouette ritrovata, la donna di Laug emerge come la più sottile e nitida. La collezione Primavera/Estate insiste sul motivo delle punte e sul bianco e nero. Si avvicinano gli anni 80.
Foto © André Laug
1980, Il Mercato Internazionale e un Nuovo Atelier
the Third Atelier
Il successo di Laug sul mercato internazionale, in particolare negli Stati Uniti, è ormai conclamato: lo stilista apre in Via Fuga, a Roma, un terzo laboratorio dedicato esclusivamente alla produzione per l'estero e alle esportazioni, che si va ad aggiungere a Piazza di Spagna 81 (Haute Couture e taglio del prêt-à-porter) e Via della Croce 76 (boutique e produzione del prêt-à-porter). In passerella line sobrie e dettagli leziosi, formula collaudata dal francese dell'alta moda italiana.
Foto di David Bailey © Vogue-Condé Nast
1981, l'"edonismo reganiano" e inuovi trend della moda
Il mondo cambia con l'elezione, il 20 gennaio, di Ronald Reagan alla presidenza degli Stati Uniti d'America. E nella moda irrompe l'edonismo, la ricchezza e la ridondanza.
Foto di Arthur Elgort © André Laug
1981, Linee Asimmetriche e il boom nel Mercato Americano
Senza rinnegare la sobrietà, sua cifra stilistica, Laug gioca a destabilizzare il proprio rigore puntando sulle asimmetrie. Per la Primavera/Estate sviluppa una collezione d'autore, dove trionfa la robe-manteau, ingentilita da dettagli tipici della mano di Laug: pieghe delle gonne asimmetriche, uso di colletti vaporosi punteggiati da papillons, collarettes pieghettate e uso abbondante di pizzo. Le americane, che già facevano follie per gli chemisiers di Laug, si entusiasmano ora della novità riportata in passerella dallo stilista francese, celebrato su Harper's Bazaar di marzo.
1982, collaborazioni iconiche
Laug trionfa sulle passerelle internazionali. Ed è “la disperazione della stampa cui non fornisce l'esca per scrivere qualche ovvietà, e la delizia delle clienti che vogliono essere eleganti senza mai essere noiose”, scrive Vogue a marzo. La rivista gli dedica un lungo servizio fotografico di Arthur Elgort che va a immortalare la famosa top model Susan Hess (accompagnata dai suoi agenti Jerry ed Eileen Ford, sbarcati in Italia per conoscere “il parigino di Roma”). Susan, ma anche Pat Cleveland, Margaret Donahoe, Linda Evangelista, Jerry Hall, Brooke Shields, Iman e una giovanissima Uma Thurman: le protagoniste degli shooting di André Laug soon le top model più famose al mondo. E a settembre è il grande fotografo Helmut Newton a firmare un racconto di Natalia Aspesi, sempre su Vogue, dedicato alla donna contemporanea. Ancora una volta, vestita Laug.
Foto © Vogue-Condé Nast
1983, ritorno al femminile
Una collezione “femminile al novantacinque per cento”, annuncia André Laug, presentando i suoi abiti di alta moda all'inizio dell'anno. Il restante cinque per cento è rappresentato da alcuni tessuti maschili come il principle di Galles. Dettagli: il volant rigido, il pizzo macramé, il fiocco.
Foto di Barry McKinley © Vogue-Condé Nast
1984, matisse rivisitato da laug
Laug porta l'arte in passerella e sfila con quattro modelli ispirati a Matisse. Saranno rielaborati e riproposti 25 anni dopo, sempre dall'omonimo brand. Lo stilista è all'apice del suo successo.
Fotos © André Laug
1984, addio al parigino di roma, l'improvvisa scomparsa di andré laug
Ma il 16 dicembre André Laug muore improvvisamente, a soli 53 anni a Roma, stroncato da un infarto. Il mondo della moda piangMa il 16 dicembre André Laug muore improvvisamente, a soli 53 anni a Roma, stroncato da un infarto. Il mondo della moda piange il “parigino di Roma” che, nemico di ogni stravaganza, aveva tentato di imporre alla Haute Couture l'allure sofisticata e scarna di taglio e misura francese.
1985, L’Eredità di Laug Continua con olivier
Il socio di laug, Olivier (Giancarlo Rossetti) assume la presidenza della società. “Non sono uno stilista - afferma - anche se ovviamente sono capace di fare una blouse, ma un imprenditore”. Olivier chiama a lavorare con sé Laura della Croce di Dojola, già cliente del designer francese, e costituisce una squadra di tre designers e due Pr: preservare il brand Laug diventa la loro missione. Il Maître non lascia soltanto un' équipe devota ma un atelier, i laboratori, uno staff e un archivio da far impazzire i connaisseurs. La sua eredità è questa: un marchio celebrato su tutti i giornali americani, i suoi abiti indossati dalle più famose modelle internazionali e un posto nell'Olimpo dei classici, con i quali ha spiccate affinità, come Coco Chanel. “Monsieur Laug ha sempre fatto stile, più che moda, i suoi tailleurs e mantelli si possono portare una vita, come un impermeabile classico. La strada che ci ha indicato è così precisa che ci sembra di non poter sbagliare”, dichiara una sua collaboratrice. L'azienda, forte di 83 collezioni di Alta Moda e pret-à-porter di lusso, riparte dalla mole di sketches, oltre 7.000, lasciati dallo stilista.
Photo © André Laug
1986, Laug ricomincia da laug
A settembre, Vogue racconta la terza collezione presentata dopo la scomparsa del sarto. “Una considerazione s'impone: André Laug ha lasciato un copione perfetto a un'équipe decisamente all'altezza del proprio compito. Il famoso stile preciso e inappuntabile del designer, rivive ogni stagione. La donna di André Laug si distingue per la sua femminilità”.
Foto © Vogue-Condé Nast
1987, Il Tributo di Olivier ad André Laug
Dalla vasta collezione di bozzetti lasciati da André Laug, Olivier, il successore del fondatore, ha dato vita a una collezione che si distingue per un'aspetto più morbido e con una delicata femminilità. Olivier ha presentato una linea che ricorda il loro prêt-à-porter, dedicata al compianto designer francese: “André era un creativo straordinario, un uomo di grande dignità e con un profondo senso di rispetto verso gli altri,” ha dichiarato a Vogue, che lo ha intervistato per l'edizione di marzo. Nel frattempo, il marchio ha iniziato a consolidare la sua presenza in Medio Oriente.
Foto © Vogue-Condé Nast
1988, La nuova "andré laug chic"
Il nuovo prêt-à-porter e prêt-à-couture di André Laug si avvicina sempre di più a un prodotto di lusso, quasi di Alta Moda. La casa lancia una nuova linea di abbigliamento femminile a un prezzo più accessibile rispetto alla linea principale: la “André Laug Chic”, distribuita a circa 230 boutiques in Europa. Giappone e Nord America, invece, restano i mercati più importanti della Haute Couture. Il brand continua ad essere rappresentato dalle top model più famose, come Linda Evangelista. Che su Vogue dà la sua straordinaria interpretazione di una linea Laug sempre più contemporanea.
Foto © Vogue-Condé Nast
1989, il vento del cambiamento
Cade il muro di Berlino. E nel mondo della moda esplode la libertà, il superfluo, il di più. La donna Laug è provocante, lascia la schiena scoperta e la mette in evidenza con un grande fiocco.
Foto © Vogue-Condé Nast
1990, André Laug e la pubblicità, nell’Iconica Campagna per Ferrero Rocher
Il marchio Laug irrompe sul piccolo schermo: la Maison realizza l'abito giallo dell'interprete dello spot televisivo dei cioccolatini Ferrero Rocher, Lee Skelton Borghese. Una pubblicità che in Italia fa subito boom: resterà sugli schermi fino al 1998.
Foto © André Laug
1991, le “Ladies in Rolls”
La Maison Laug lancia per la collezione Autunno/Inverno 1990-91 una collezione di 58 capi dedicata a “le signore in Rolls”: mantelli in double, blouses di velours-chiffon color argento e gran sera con maniche lunghe e marabu. Tre nuove tappe di André Laug: a Seul da “Mister Kim”, a Londra da “Place Vendome” e a Sidney da “Le Louvre”.
Foto © André Laug
1995, Il Successo Globale nel business dell’Alta Moda
La Maison Laug continua a raccogliere successi in tutto il mondo. In passerella a Roma per la presentazione delle collezioni Primavera/Estate, accanto agli inossidabili tailleur, abiti a fiori con 16 metri di plissettato, vestiti double face e da sera, camicette di chiffon foderate in cady di seta, vendute a tre milioni di lire nelle boutique di New York, Washington, Palo Alto, Houston e Palm Beach. "Siamo rimasti i soli, con Yves Saint Laurent, a poterci permettere simili cifre. Piuttosto che vendere un capo a un milione preferirei ingoiarlo", afferma Olivier, l'erede di Laug.
Foto © André Laug
1999, The Jazz-Inspired Collection
Gli States restano il punto di riferimento della Maison Laug: sulle passerelle sfilano pantaloni ampi, scintillanti di oro e argento, che ricordano l'America di Cotton Club. Atmosfere jazz anche per gli abiti in lamé. Boom di ordini da oltreoceano.
2000, sulle passerelle l'eleganza di andré laug e la creatività di olivier
Lo stile impeccabile di André Laug, rinomato per la sua eleganza e raffinatezza, si fonde in modo armonioso con l'ispirazione creativa di Olivier, consolidando ulteriormente il suo prestigioso posizionamento sulle passerelle di moda. Questa unione dà vita a collezioni che non solo rispettano la tradizione di alta moda tipica della Maison, ma introducono anche una fresca visione artistica, segnando l'inizio di un nuovo capitolo entusiasmante nella storia della moda, dove l'eccellenza incontra l'innovazione.
Foto © André Laug
2005, La Scomparsa di Olivier e l’Eredità di André Laug
Lo stilista Olivier, che per vent'anni ha reinterpretato André Laug, muore a Roma. La Maison continua il suo viaggio nell’Alta Moda, raccogliendo l’eredità del fondatore e di Olivier: l'impronta resta quella di sempre.
2009, Il trionfante ritorno di André Laug a Piazza di Spagna
Dopo vent'anni di assenza, la prestigiosa casa di moda André Laug celebra il suo ritorno in Piazza di Spagna. Questo evento segna non solo un ritorno alle origini per il marchio, ma rappresenta anche una rinascita, riportando l'eleganza e lo stile senza tempo di André Laug nel cuore pulsante della moda.
2014, La Collezione di abiti da Sposa
A oltre quarant'anni dalla nascita, il brand continua a riscuotere consenso in Italia e all'estero. Oltre agli abiti di Haute Couture, il fiore all'occhiello è la robe de mariée: la Maison insiste sul rigore e sulla femminilità degli esordi. E non sbaglia.
Foto © André Laug
2015, Il Trasferimento nel Cuore del centro Artistico di Roma
Laug riparte da Laug: a rappresentare la Maison è Laura della Croce di Dojola, che acquista il marchio. L'atelier si trasferisce a Rampa Mignanelli, proprio accanto alla iconica Scalinata di Piazza di Spagna, immergendosi nel cuore pulsante dell'hub artistico e culturale di Roma.
2016, La nuova donna di laug
La collezione celebra la donna wordly, che indossa lo chic più come atteggiamento che come abito. Una viaggiatrice che porta il suo stile e il suo essere contemporanea, ma senza tempo, in giro per il mondo.
Foto © André Laug
2018, andré laug compie cinquant'anni
La Casa di Alta Moda italiana fondata dal couturier francese André Laug e oggi in mano a Laura della Croce di Dojola e alla sua famiglia compie cinquant'anni. Nell'atelier di Rampa Mignanelli, nel cuore di Roma, solo abiti realizzati su misura, ricami rigorosamente a mano, tessuti pregiati e le storiche premièeres affiancate da quelle più giovani. “Il mondo è cambiato - spiega Laura della Croce - dalla moda da giorno e cocktail, che era l’eccellenza di Laug, oggi le giovani socialites cercano abiti da sera. Di giorno si vestono poco, vengono da noi in jeans”.Tuttavia, le star internazionali, per le quali Laug resta il brand di riferimento, continuano a vestirsi. “Questo è l’ultimo tempio dell’Haute Couture dove il concetto di esclusività non viene messo in discussione - dice Maddalena Loy della Croce - il cliente non viene ingannato, non gli viene fatto credere che il lusso sia accessibile: l’Haute Couture è talento, fatica, sacrificio”.